Non mi fido di nulla, allora credo a tutto.

Il paradosso coniato da Hegel, che parlava di “mondo rovesciato”, riassume un fenomeno curioso riguardante gli infiniti dibattiti che aleggiano attorno alla pandemia: (troppo?) spesso si diffida della narrazione “ufficiale”, per poi prendere per oro colato l’individuale parere controcorrente di un singolo scienziato, dando per scontato che la sua opinione sia quella più affidabile in quanto appunto “fuori dal coro”. La si promuove a “voce libera e coraggiosa della verità”, senza minimamente preoccuparsi di verificarne l’attendibilità.

Ma perché? Una ragione di fondo potrebbe essere la profonda, generale sfiducia attuale nei confronti delle istituzioni, da quelle politiche a – men che meno – quelle scientifiche: è quanto si ipotizza in questo articolo, interessante spunto di riflessione su un pericoloso e diffuso pensiero, quale “Non riesco a fidarmi di niente e di nessuno, anzi non ne ho proprio bisogno e guarda, ecco, so fare da me: cerco i dati, i grafici, le conferme, li diffondo pure (senza controllarne la veridicità della fonte: noioso e inutile) e ascolto solo quello scienziato, proprio lui che sa andare contro il sistema, che smaschera la realtà che gli alti poteri vogliono camuffarci”.

Considerazioni che sembrano riallacciarsi a quelle di un libro quasi profetico (è uscito nel 2018): il saggio, che vi consiglio, “La conoscenza e i suoi nemici”, in cui Tom Nichols mette in guardia dai rischi di un’epoca in cui, complice l’enorme sviluppo tecnologico e l’accesso smodato ad informazioni di ogni tipo, “medici, professori, professionisti e specialisti vari non sono più visti come figure a cui affidarsi per un parere qualificato, ma come odiosi sostenitori di un sapere elitario e fondamentalmente inutile… un’età dell’incompetenza in cui una sorta di egualitarismo narcisistico e disinformato sembra avere la meglio sul tradizionale sapere consolidato”.

È quella che Nichols definisce “l’era dell’incompetenza”, in cui trionfa il semplicismo disarmante favorito e fomentato dall’imperversare di social network, Wikipedia & co. Sembra davvero, a ben pensarci, quel “mondo capovolto” su cui si arrovellava uno dei massimi filosofi di tutti i tempi, oltre 200 anni fa.

 

Ezio Costa

 

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