Alla nostra Biologa Nutrizionista, Sara Ugolini, abbiamo rivolto alcune domande riguardo un tema di stretta attualità: l’infiammazione da cibo (il termine preciso è “infiammazione da eccessiva-ripetuta esposizione ad un cibo”), ambito in cui la Dottoressa è esperta e in costante aggiornamento…

Infiammazione da cibo: Dottoressa, ci spiega esattamente che cos’è?

L’infiammazione altro non è che un malfunzionamento dei vari organi, che per qualche motivo (spesso anche legato all’alimentazione) cominciano a non funzionare come dovrebbero, perché sono affaticati (ad esempio il fegato deve gestire troppi grassi, il pancreas troppi zuccheri), quindi non possono svolgere al meglio il loro lavoro perché parte delle loro energie è dedicata a gestire delle condizioni di stress. Diciamo che è come chiedere ad una macchina di andare sempre alla massima velocità: prima o poi si logora!

Quali ripercussioni può avere sul benessere?

L’infiammazione da cibo incide tantissimo sul benessere generale. Molto spesso si accusano piccoli disturbi, malesseri non ben definiti: basta rivedere anche poco il proprio stile nutrizionale, con costanza, per ottenere ottimi risultati e ritrovare un pieno benessere. A volte si perpetua per anni e anni un errore, anche piccolo, magari inconsapevolmente… quindi basta poco per “rimettersi sulla giusta strada” e sentirsi meglio.

 

Ai miei pazienti insegno a diventare consapevoli di ciò che mangiano…

 

Come si instaura l’infiammazione?

Prima di tutto mangiando troppo: anche dosi troppo abbondanti di cibo sano possono sovraccaricare l’organismo. Quindi gli errori più frequenti sono l’iperalimentazione (causa insorta negli ultimi anni perché ci muoviamo sempre meno, per non parlare dell’ultimo anno a causa della pandemia); oppure si scelgono cibi troppo densi di calorie (ad esempio troppo processati e ricchi di zuccheri o grassi); oppure ancora, si assumono troppi zuccheri scegliendo cibi addizionati o aggiungendo zuccheri a bevande, caffè, tè, yogurt (attenzione anche a non eccedere con la frutta). Anche la quantità e qualità dei grassi sono elementi a cui porre attenzione: sono da preferire i monoinsaturi/polinsaturi di frutta secca, pesce azzurro, olio evo, avocado (sempre nelle giuste quantità). Attenzione quindi alle dosi e alla qualità di ciò che si mangia.

 

In cosa consiste e come si effettua un test per l’infiammazione?

Si effettua semplicemente con un autoprelievo sul dito, che consente di dosare le immunoglobuline specifiche per determinate categorie di allergeni alimentari. Questo test misura l’infiammazione da cibo, dovuta appunto ad una eccessiva esposizione (consumo) a una data sostanza (antigene alimentare) che può determinare certi disturbi. In base ai risultati (nel referto c’è già una guida dettagliata), si può impostare una dieta che non esclude quel cibo ma prevede le corrette frequenze di consumo per quella data persona, che impara ad alternarlo ad altri alimenti dello stesso gruppo.

Nessun cibo andrebbe totalmente escluso dalla dieta (ad eccezione dei casi di celiachia o delle forme allergiche gravi), ciò che fa la differenza è quanto e quante volte lo si consuma. Io insegno ai miei pazienti a diventare consapevoli di ciò che mangiano, insegno a capire cosa contiene un cibo in modo da poterlo abbinare consapevolmente con altri.

Spesso le persone tendono a mangiare sempre le stesse cose, per abitudine, gusti o comodità. Ecco che si torna ad un altro concetto fondamentale, che è quello di varietà.

 

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