Ecco perché conoscere e curare al meglio il nostro microbiota.

Si legge e sente spesso disquisire negli ultimi mesi di termini come microbiota e disbiosi: tanto che alcune basilari nozioni in merito sono state probabilmente assimilate un po’ da tutti noi.
Ma se quasi tutti sappiamo che, parlando di microbiota intestinale, ci si riferisce ad una complessa rete di microbi presenti nell’intestino, riguardo il ruolo e gli effetti – positivi o meno – sul nostro organismo, le idee sono decisamente meno chiare. E non potrebbe essere altrimenti, considerando che gli studi sul tema sono attualmente in corso, e che le teorie al riguardo sono ancora piuttosto controverse.

…è ormai assodato come intestino e cervello siano profondamente connessi

Partiamo dalle certezze finora acquisite: sappiamo che il nostro intestino funge da interfaccia tra l’ambiente ‘interno’ e quello ‘esterno’ e che, come sempre più ricerche confermano, i microbi residenti nel tratto intestinale svolgono un ruolo decisivo a livello di sistema immunitario, di funzioni endocrine, oltre ad interagire attivamente con il sistema nervoso centrale. Non è una premessa da poco…
Altro dato che emerge in maniera sempre più evidente il fatto che, conseguentemente, una composizione equilibrata del microbiota è fondamentale per il nostro benessere. E ora veniamo al punto, addentrandoci negli aspetti più complessi della questione: che cosa si intende, esattamente, per microbiota ideale? Il tema è attualmente oggetto di studio, ma è comprovato che negli individui sani la composizione del microbiota è molto diversificata e caratterizzata da una predominanza dei ceppi batterici protettivi rispetto a quelli potenzialmente dannosi. Così come è stato confermato che la perdita di questo stato di equilibrio può avere gravi conseguenze, portando ad una serie piuttosto ampia di disturbi.

Veniamo allora, appunto, alla disbiosi: cosa può comportare questo squilibrio a livello intestinale? Tra i principali effetti negativi ci sono patologie epatiche, intolleranze e allergie, che possono insorgere anche in età avanzata. Poi, altre malattie legate all’alimentazione quali obesità, diabete di tipo 2 o celiachia, ma anche sindrome del colon irritabile, stati infiammatori e tumori dell’intestino. Ma l’alterazione del microbiota può ripercuotersi seriamente anche sul sistema nervoso, perché è ormai assodato come intestino e cervello siano profondamente connessi: ecco quindi che la disbiosi può essere associata addirittura a disturbi mentali quali depressione e ansia e ad anomalie dello sviluppo neurologico come l’autismo.

Certo, la questione, come detto inizialmente, resta aperta: in particolare i nessi esistenti, i rapporti causa-effetto tra squilibri del microbiota e patologie associate sono attualmente al centro di numerosi e studi e dibattiti. Premesso questo, sappiamo che tra le cause della disbiosi possiamo indicare la moderna igiene e l’utilizzo degli antibiotici: queste abitudini nello stile di vita e nella prassi clinica hanno notevolmente disturbato l’ambiente microbico ancestrale dei popoli occidentali, come emerge dal confronto con le popolazioni che vivono ad oggi in condizioni pre-industriali.

I percorsi più promettenti al momento, in ottica di prevenzione e cura, sono proprio quelli di tipo nutrizionale

Altrettanto aperto rimane un quesito non meno cruciale: come prevenire, nonché trattare la disbiosi, per scongiurarne gli effetti dannosi sul nostro benessere psicofisico? Fissiamo un punto di partenza: sembra che proprio il nostro ‘punto zero’, il periodo perinatale, corrisponda ad un momento critico in cui vengono gettate le basi per una colonizzazione equilibrata e sana, quindi per il nostro benessere futuro. Ancora non è perfettamente chiaro come sia possibile favorire al meglio questo equilibrio, ma alcuni fattori quali il parto naturale, l’allattamento al seno, l’alimentazione nei primi anni sono stati identificati come significativi in questo senso.

Alimentazione, dicevamo. I percorsi più promettenti al momento, in ottica di prevenzione e cura, sono proprio quelli di tipo nutrizionale: con la scelta di cibi mirati ad incrementare le specie batteriche benefiche, è ormai un dato certo, è possibile prevenire o attenuare le malattie legate a questi squilibri. Prebiotici e probiotici, così come i cosiddetti cibi fermentati, sono stati identificati come sostanze ‘amiche’ del nostro intestino, anche se il loro potenziale benefico non è stato ancora pienamente approfondito. Il consiglio? Inserire regolarmente nella propria alimentazione questi componenti, privilegiando quindi yogurt e fibre vegetali e ricorrendo a specifici integratori se necessario. Ma soprattutto va ribadito il concetto di una dieta equilibrata e composta di tutti i nutrienti, con un occhio di riguardo per le preziose proprietà di verdura e frutta.

Fondamentale, poi, limitare l’assunzione di antibiotici ai casi di stretta necessità e sempre rigorosamente su prescrizione medica: uno degli ultimi studi ha confermato, ad esempio, che la somministrazione di antibiotici negli ultimi mesi di gravidanza ha conseguenze negative sui neonati, non solo a livello di microbiota ma anche di sistema immunitario e di insorgenza di malattie infiammatorie future. Ricordiamoci che anche le sane, apparentemente banali, abitudini quotidiane, quali una corretta e accurata igiene orale, il mantenimento di un giusto peso corporeo e una moderata ma regolare attività fisica possono fare la differenza.
Teniamolo bene a mente: le piccole, costanti accortezze di ogni giorno possono avere un ruolo decisivo, possono incidere positivamente, anche riguardo un tema ancora così complicato e dibattuto come quello affrontato oggi.

Ezio Costa

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