Muoversi fa bene, a tutti, ad ogni età: sempre e comunque. Se di questo siamo ormai tutti consapevoli, meno si sapeva dell’importanza dell’attività fisica riguardo la prevenzione e la cura delle malattie croniche.
Un punto su cui getta luce l’ampio report realizzato dall’Inserm, l’Istituto Nazionale per la salute e la ricerca medica di Parigi. Condotto da un team interdisciplinare che ha lavorato in sinergia per 2 anni, lo studio “Expertise Collective” ha preso in esame 12 malattie croniche tra cui patologie cardiovascolari, respiratorie, oncologiche, mentali, muscoloscheletriche, diabete, obesità.

…i benefici del movimento sono tanto maggiori quanto prima viene introdotto dopo la diagnosi

Se si considera che, ricorda l’OMS, ogni anno 41 milioni di persone nel mondo perdono la vita prematuramente a causa di malattie croniche e assodato il ruolo cruciale del movimento a livello di prevenzione e cura, si può intuire l’importanza di “mettere chi soffre nelle condizioni di praticare in maniera costante l’attività più adeguata, rimuovendo freni fisici, psicologici e materiali”.

Vediamo allora i 4 punti fondamentali messi in evidenza da questo interessante report:

1. Sì all’attività, quanto prima. I benefici del movimento sono tanto maggiori quanto più precocemente viene introdotto dopo la diagnosi. Le patologie croniche determinano spesso una progressiva sedentarietà, con indebolimento muscolare e riduzione delle capacità funzionali dell’organismo: l’attività aiuta a contrastare questa situazione e va prevista e calibrata per ogni tappa del percorso terapeutico.

2. Personalizzare. I principali ostacoli alla pratica dell’attività fisica sono legati alla patologia: la sfida è quella di adattare il programma allo stato di salute del paziente, alle sue capacità fisiche, condizioni e risorse psicosociali.

3. Spiegare perché. È fondamentale un approccio educativo per incentivare l’impegno del paziente a lungo termine: il piacere di muoversi e la motivazione personale sono fattori determinanti per la creazione e il mantenimento di una nuova, benefica routine.

4. Formazione e ricerca. È importante continuare a studiare i legami tra patologie ed esercizio fisico, per valutare l’efficacia di programmi specifici per ciascuna patologia e approfondire i meccanismi biologici alla base dei benefici indotti dall’attività.

È fresca news tra l’altro che lo stesso Inserm ha raccomandato ai medici francesi di prescrivere attività fisica alle persone con malattie croniche, proprio come con i farmaci: ricette con esercizi specifici a seconda delle patologie, ma “dosaggio” minimo uguale per tutti: almeno 3 volte a settimana! Un’iniziativa simile era stata presa nel Regno Unito e anche in Sardegna, dove è già operativo il “ricettario dell’attività fisica”: un progetto in attuazione della delibera regionale sulla “Promozione e prescrizione dell’attività fisica a persone con patologie croniche”, che prevede anche la formazione di equipe multidisciplinari, laureati in scienze motorie e medici prescrittori.

Vorrei concludere con un commento significativo degli scienziati Inserm, cui mi associo con passione. L’impatto positivo del movimento sull’organismo sano, ma anche su quello che invecchia o che è malato è inconfutabile, noto e più che comprovato: quel che serve assolutamente ora, come hanno ribadito gli stessi ricercatori, “è un nuovo modo di guardare al paziente e una presa di coscienza collettiva”.

Ezio Costa

…e per approfondire https://www.lastampa.it/2019/02/20/scienza/ecco-perch-esercizio-e-movimento-fanno-bene-ai-malati-cMOJmsgcOtL0YDt8QbyxRN/pagina.html

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