Oggi conosciamo meglio la Dottoressa Costa…

Beatrice fa parte del team ufficialmente da settembre 2017: la più giovane Odontoiatra della squadra di Ezio Costa vince un pizzico di timidezza e si racconta. Poteva sembrare un percorso semplice il suo, e invece…

…arrivi “da lontano”, addirittura dalla Spagna!

Esatto! Da Madrid, dove ho studiato per cinque anni. Prima, ho lavorato per un anno come assistente qui in Clinica: è stato “l’anno X”, come lo definisco io: mesi decisivi per maturare la convinzione che questa fosse proprio la mia strada e soprattutto la scelta, non facile, di partire per un’università straniera.

Non eri convinta che fosse la scelta giusta?

No, assolutamente, anzi ero molto titubante… A spronarmi è stato soprattutto papà. E devo ringraziarlo: è stata un’esperienza meravigliosa, davvero la scelta migliore. Certo all’inizio non è stato semplice inserirsi, imparare la lingua, ambientarsi, ma poi mi sono trovata benissimo, sia dal punto di vista degli studi che nella realtà spagnola in generale. Se prima di partire avevo mille dubbi e paure, alla fine non sarei più tornata a casa!

Confrontarsi con le aspettative dei pazienti, costruire un rapporto di fiducia con ciascuno non è semplice, perché sono tutti diversi… e invece è importante entrare in sintonia con ognuno di loro

Quali differenze hai notato rispetto all’Italia?

L’Università è molto improntata sulla pratica, fin dall’inizio: dal secondo anno si fa moltissima attività di laboratorio, dal terzo si accede in clinica e dal quarto si lavora già con i pazienti. Riguardo l’ambiente si sa, la Spagna e Madrid in modo speciale sono particolarmente accoglienti… poi la comunità italiana è veramente grande, insomma lì non è certo difficile sentirsi a casa… Lo ammetto: ci ho lasciato tanti amici e un pezzettino di cuore!

Un passo ancora più indietro: hai sempre sognato di fare questa professione?

In un certo senso sì perché ricordo che fin dalle prime volte in cui, da piccola, curiosavo in giro per la Clinica, desideravo “arrivarci” prima o poi, in un modo o nell’altro. Quando poi ero al liceo, ho cominciato ad assistere agli interventi: ogni volta mi sentivo male, ero sul punto di svenire e… mi innervosivo perché volevo a tutti i costi riuscire a seguirli! Non ho mollato e pian piano, da testarda quale sono, “mi son fatta lo stomaco”…

Sei un tipo tenace, pare di capire… a proposito, svelaci un pregio, un difetto e in cosa vorresti migliorare.

Ammetto di essere un po’ permalosa… Come pregio, dicono che sono solare e sempre serena… ma a dire il vero non sono molto d’accordo, anzi mi ritengo un tantino lunatica: forse trasmetto il contrario perché tendo a tenere tutto dentro! Vorrei migliorare soprattutto a livello di sicurezza nel mio lavoro: ma credo sia una cosa che maturerà pian piano, giorno dopo giorno, con l’esperienza.

Obiettivi, sogni per il futuro, sia professionale che personale?

Beh, a livello lavorativo naturalmente l’obiettivo primario è quello di studiare, formarsi ancora, ho tantissima strada da fare! In questo periodo sto valutando quale percorso intraprendere, perché le scuole specialistiche sono tantissime, c’è davvero un mondo davanti a me… Al momento comunque mi sto concentrando sull’ambito della protesi fissa, ma mi piacerebbe anche indirizzarmi verso la chirurgia. Vedremo… A livello personale? Idee ancora meno chiare! (Bea ride, ndr). Meglio che per ora mi concentri sugli studi… certo in futuro un “posticino”, una casetta tutta mia mi piacerebbe, ma è troppo presto per pensarci!

Dato che siamo in tema “confidenze”, rivelaci una tua passione…

La prima è sicuramente quella dei viaggi… se potessi, sarei sempre in giro per il mondo! La mia meta più ambita al momento è il Giappone, mentre il viaggio che ricordo con più emozione è quello fatto anni fa in California con la mia famiglia.

E per conoscerti ancora meglio… in sequenza: sport, cibo, musica e libro!

…al paziente va sempre offerto il top, il meglio di noi. Devo dire che questo è anche il bello del nostro lavoro perché rappresenta una sfida costante con noi stessi

Allora, come sport adoro il nuoto: vado in piscina una volta a settimana con le amiche, mi aiuta moltissimo a staccare la mente e a rilassarmi, quando esco mi sento proprio rigenerata… Il cibo preferito? Difficile scegliere, sono proprio una buongustaia… Però vado matta per i formaggi, di qualsiasi tipo: sto addirittura valutando l’idea di iscrivermi ad un corso di degustazione! Come musica ascolto vari generi, dipende dalla situazione: tra gli italiani scelgo Cremonini e Jovanotti, tra gli stranieri Lumineers, Munford and sons e Coldplay. Sul libro non ho dubbi: “L’arte di ascoltare i battiti del cuore” di Jan Philipp Sendker: l’ho scoperto grazie al consiglio di un’amica e me ne sono innamorata, tanto che lo consiglio a tutti…

Giochino tipo film “sliding doors”: se non avessi intrapreso la strada dell’Odontoiatria, quale percorso avresti imboccato?

Adoro le lingue e mi piacerebbe conoscerne tantissime, quindi credo che avrei scelto un percorso di studi in questo settore… però un’altra mia passione è la cucina: anche qualcosa inerente la gastronomia non mi sarebbe dispiaciuto!

Tornando al presente: cosa ti piace della Clinica, cosa secondo te la differenzia da altre realtà?

Sarà banale dirlo, ma essendoci praticamente cresciuta qui sto benissimo perché la sento proprio casa mia, mi sento a tutti gli effetti parte di una famiglia. Vedendola “dall’esterno” comunque posso dire che, a mio parere, il principale punto di forza è l’affiatamento del team. Una sintonia speciale che si trasmette anche ai pazienti, che dà loro maggior conferma di professionalità e affidabilità.

E invece, dall’esperienza fatta finora, quali sono gli aspetti meno facili di questa professione?

Papà mi ha insegnato a non smettere mai di credere nei sogni: con la determinazione e con il cuore possiamo arrivare, davvero, dove vogliamo…

Confrontarsi con le aspettative dei pazienti, costruire piano piano un rapporto di fiducia con ciascuno non è semplice, perché sono tutti diversi per età, storia, situazioni, caratteri… e invece è importantissimo riuscire ad entrare in sintonia con ognuno di loro. Senza dimenticare che dobbiamo dar loro sempre il massimo, fino alla fine, tutti i giorni, anche quando magari si è stanchi o nervosi: al paziente va sempre offerto il top, il meglio di noi. Devo dire che questo è anche il bello del nostro lavoro perché rappresenta una sfida costante, quotidiana, con noi stessi.

Sei giovanissima ma… un consiglio a un ragazzo che intende seguire le tue orme, senti di darlo?

Beh, uno sì, il più importante secondo me: mettere sempre al primo posto il paziente, ricordarsi in ogni momento che quella persona potresti essere tu… insomma ascolto ed empatia prima di tutto, sono quelle le chiavi: e se ci sono queste basi, tutto il resto vien da sé. Me lo ripete sempre papà!

Ottimo assist per l’ultima domanda: cosa ti ha insegnato papà?

Riguardo il lavoro, posso dire che mi ha insegnato tutto ma che ho ancora moltissimo da imparare da lui. Ma sono anche altre, le cose fondamentali che mi ha trasmesso: che nel lavoro dobbiamo mettere tutto l’impegno e la passione che abbiamo… senza mai trascurare, però, altri aspetti della nostra vita, altrettanto importanti!

Ma soprattutto, mi ha insegnato ad essere sempre curiosa, pronta ad imparare, a non stancarmi mai di studiare, di voler migliorare. Mi ha insegnato anche a non smettere mai di credere nei nostri sogni: perché con la determinazione e con il cuore possiamo arrivare, davvero, dove vogliamo.

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