Qual è il suo percorso professionale?

Mi sono laureata nel ‘96 a Verona con tesi sulla “sindrome da dente fantasma”, un tema interessante e originale, poi ho frequentato per poco più di un anno la Clinica Odontoiatrica dell’Università di Verona seguendo la Dottoressa Zerman, docente di Pedodonzia. Per una decina di anni ho seguito con passione questa specialità presso una struttura privata a Vicenza. Nel 1999 ho seguito un corso annuale di Conservativa con il Dottor Monari, il Dottor Patroni e la partecipazione del Dottor Ferrari.

Nel 2001 ho frequentato un corso annuale di Parodontologia (sia conservativa, che muco-gengivale, che recettiva) con il Dott. Zucchelli e il Dott. De Santis: da qui ho iniziato a dedicarmi prettamente a questo ambito, un po‘ per necessità della struttura in cui lavoravo, un po’ perché pian piano stava diventando una passione.

Punti di forza della Clinica sono l’integrazione di varie figure professionali,

la disponibilità verso la persona che non è solo un paziente…

Oggi, qui in Clinica, mi occupo di Parodontologia e di Conservativa, soprattutto nei casi in cui “vanno a braccetto” (ad esempio nel riposizionamento di un lembo o innesto di gengiva che richiede di ripristinare la forma anatomica del dente, oppure in qualche intervento di Conservativa particolare come quella sottogengivale). Da un po’ di tempo ho iniziato ad utilizzare il laser per la piccola chirurgia, molto efficace specie nei bambini. Sono socia ordinaria di SIdP (Società italiana Parodontologia e Implantologia) e anche di APOS, Società di Chirurgia pedodontica fondata dal Dott. Clauser e dal Dott. Barone.

Quale aspetto la affascina di più della sua specializzazione?

La componente di conservativa, il fatto di poter investire nel mantenimento dei denti compromessi con azioni semplici, è il lato della Parodontologia che mi piace di più. Il parodontologo “puro”, come lo definisco io, ha sempre questa visione “conservativa” (a volte quasi troppo!). Preservare la salute dei denti curandone tutti i tessuti di sostegno è bello e dà soddisfazione, soprattutto se il paziente capisce… e si applica!

Può svelarci il lato più bello della sua professione? E quello più difficile?

Parto dal più difficile, che consiste proprio nel far comprendere al paziente la problematica parodontale: spesso è importante utilizzare termini semplici e conosciuti tipo “piorrea”, per farsi capire meglio. Visto che la componente genetica è molto forte in questo tipo di problematiche, può essere utile indagare sulla familiarità per far capire meglio il messaggio sulle cause e su come si può intervenire.

L’empatia è fondamentale in tutte le specialità, ma in questa, secondo me, in modo particolare: c’è bisogno di forte compliance da parte del paziente, perché se una parte importante la facciamo noi, a lui spetta “il grosso del lavoro” con la cura e l’igiene quotidiana a casa.

Bisogna ricordare che alla base dei danni a gengive e osso è principalmente il tartaro, cioè placca calcificata che in alcuni casi provoca danni molto seri, fino alla perdita dei denti. Eliminando la causa del problema, è fondamentale il mantenimento sia domiciliare che nei richiami professionali: ecco perché anche gli Igienisti sono figure chiave in queste situazioni. Come dico sempre ai pazienti, una parte importante la faccio io… ma la più “faticosa” spetta a loro!

L’aspetto più bello del mio lavoro invece è vedere la soddisfazione dei pazienti quando si rendono conto che si può prendere in mano la situazione e avere una soluzione o comunque un’immagine chiara su come procedere; oppure in certi casi quando ci sono anche netti miglioramenti dal punto di vista funzionale, estetico e di benessere.

Quale pensa sia il maggior punto di forza della Clinica?

Sicuramente l’integrazione di varie figure professionali, ma anche la disponibilità verso la persona che non è solo un paziente. La sinergia, l’affiatamento di un team offre la possibilità di uno scambio e un confronto continuo, proficuo per ciascuno di noi e naturalmente per i pazienti: loro percepiscono se c’è coordinazione e intesa, e questo non può che rasserenarli e farli sentire a proprio agio.

Un paio di curiosità personali… una sua passione?

Seguire il mio giardino, curarlo, che è anche un’occasione per stare nella natura… un’opportunità preziosa soprattutto in questo periodo particolare che stiamo vivendo!

Ci sveli un pregio e un difetto.

Credo di riuscire ad avere una buona empatia con i pazienti. Come difetto ammetto di essere molto permalosa: me la prendo facilmente e non dimentico mai… diciamo che archivio! 

L’empatia è fondamentale in tutte le specialità, ma in questa, secondo me, in modo particolare…

Cosa apprezza e cosa invece non sopporta negli altri?

Apprezzo la correttezza nel valutare le cose e nei rapporti in generale: ho da sempre un forte senso di giustizia, a partire dai miei pazienti che considero assolutamente uguali uno all’altro, non numeri ma persone tutte meritevoli di cure. Al contrario non posso tollerare appunto nessun tipo di ingiustizia.

Per finire, un paio di consigli ai pazienti…

Il primo che darei è di non sottovalutare anche i più piccoli sintomi, che a volte si tende a minimizzare rimandando i controlli, e così un piccolo problema può diventare una cosa seria.

Il secondo consiglio è quello di… non fumare assolutamente! Oltre a far male a denti e gengive, il fumo camuffa i segni di eventuali infiammazioni, che quindi rischiano di passare inosservate.

 

 

 

 

Se vuoi approfondire, leggi anche:

https://www.clinicaeziocosta.it/parodontologia-tessuti-denti-gengive/

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