Ci racconta il suo percorso professionale?

Mi laureo in Medicina e Chirurgia nel 1982 all’Università di Padova e mi specializzo in Odontoiatria nell’85 presso l’Università di Verona. Quindi frequento la Clinica Odontoiatrica della stessa Università come volontario dall’82 al 1990, quando vengo assunto come “aiuto ospedaliero” (allora si chiamava così!). Poi ho proseguito a lavorare in Clinica Odontoiatrica fino al 2000, quando ho iniziato a dedicarmi alla libera professione. 

Di cosa si occupa principalmente oggi?

Premetto che le mie prime esperienze negli anni ’80 sono state nel reparto di Parodontologia guidato dal Prof. Urbani: è sempre stata questa la mia passione a livello professionale. Mi sono occupato anche di Protesi, in quanto sono stato responsabile di questo settore per molti anni in Clinica Odontoiatrica, ma la preferenza è sempre stata per l’ambito Chirurgia-Parodontologia-Implantologia: in particolare, ho iniziato a dedicarmi all’Implantologia alla fine degli anni ’80, quindi ormai la pratico da 30 anni.

Oggi seguo prevalentemente Parodontologia e Implantologia. Vista la mia esperienza di 10 anni in Clinica universitaria, eseguo anche trattamenti protesici, in quei casi in cui il paziente necessita anche di terapia parodontale e implantare. 

...uno dei vantaggi maggiori qui in Clinica è di poter contare su tante professionalità riunite per un approccio globale al benessere. 

Come ha conosciuto il Dottor Costa e la Clinica?

Conosco il Dottor Costa… praticamente da sempre! Abbiamo frequentato per anni gli stessi ambienti, corsi, congressi, condiviso le attività nel consiglio ANDI.

In Clinica invece sono stato per la prima volta 5-6 anni fa, quando insieme al Dottor Fanti ho frequentato un corso di Estetica: da subito abbiamo apprezzato la grande qualità della struttura. 

Cosa l’ha spinta ad accettare questa “sfida”?

Diciamo che nonostante i 65 anni… sono ancora pieno di energia! Lavorare in un team in cui, pian piano, iniziare ad occuparmi prettamente di Parodontologia e di Implantologia per me sarebbe il raggiungimento di un obiettivo importantissimo, un sogno che non ho mai potuto realizzare finora; qui le potenzialità della struttura sono ottime e c’è questa opportunità: ecco, questa è stata una delle spinte più forti ad intraprendere questa strada. 

L’altra motivazione è quella di poter collaborare con un team di alto livello dove ci sono anche dei giovani, mi riferisco in particolare a Beatrice Costa e Massimo Pasut, cui sarebbe bellissimo riuscire a trasferire competenza ed esperienza, perché poi col tempo possano portare avanti il mio ruolo… Questo mi riporta un po’ ai tempi della Clinica universitaria: purtroppo ho dovuto lasciare, rinunciando all’attività didattica, non per scelta mia ma per motivi legati alla struttura. Qui forse potrò avere la possibilità di ricominciare a dedicarmi all’insegnamento, che mi ha sempre appassionato.

…da sempre, uno dei principi che mi guida nel mio lavoro è la minor invasività possibile…

Quale ritiene sia il maggior punto di forza della Clinica?

Al di là della struttura molto bella, organizzata, dotata di strumenti di alta tecnologia, un punto di forza decisivo è sicuramente il team professionale di alto livello, grazie a cui poter dare il massimo ai pazienti, riuscendo al tempo stesso a gestire al meglio il flusso di lavoro.  

Qual è secondo lei il “segreto” di un team vincente?

Prima di tutto ovviamente le valide professionalità e poi l’armonia, l’organizzazione, la sinergia, il rispetto reciproco tra tutti.

In che senso questa nuova collaborazione sarà un valore aggiunto per i pazienti?

Fondamentalmente per due aspetti: primo, l’organizzazione perfetta che consente di ricevere un trattamento con una sequenza operativa molto ben definita e scorrevole; l’altro aspetto è poter contare su tante professionalità riunite per un approccio globale al benessere. 

L’aspetto più bello e quello più difficile della sua professione?

Il più bello in assoluto è arrivare alla fine di un trattamento e vedere che sei riuscito a cambiare la vita di una persona: ovviamente succede soprattutto in casi complessi di grosse riabilitazioni… quando un paziente ti dice “sono rinato” è una grandissima soddisfazione!

I momenti più difficili invece sono quando capita di dover dare una brutta notizia: a me è successo qualche volta, ad esempio, di dover dire di aver diagnosticato una brutta patologia orale… Altri momenti non facili sono quando, nonostante tutta la volontà, non si riesce ad entrare in empatia con un paziente: non è scontato riuscirci, anche perché ci sono alcune persone che ancora oggi non considerano il dentista “un medico” a tutti gli effetti, per questo non ti danno piena fiducia… in questi casi viene a mancare il rispetto dei ruoli e quindi non può crearsi un rapporto equilibrato medico-paziente. 

Obiettivi futuri?

Il mio progetto è proprio quello di riuscire a “divertirmi” qui ancora per molti anni… Ritagliarmi un ruolo che aiuti i pazienti, ma anche che mi dia soddisfazione personale: trovare piacere e riscontri positivi nel proprio lavoro è fondamentale per tutti! Spero anche di creare un buon rapporto con tutti, con la Dottoressa Beatrice in particolare, per trasferirle le mie competenze e renderla autonoma, un domani, nella gestione di questo ambito. Sono questi gli obiettivi che mi hanno dato l’input ad intraprendere questa strada a fianco del Dottor Costa: una scelta non semplice, una nuova sfida, impegnativa ma anche affascinante!

Al di là del professionista: passioni, tempo libero?

Si può dire che abbia passato una vita a fare sport: li ho praticati tutti, dallo sci allo sci nautico, al calcio, al volley, perfino al cricket… quindi la passione principale è l’attività fisica: in questo momento mi dedico in modo particolare al nuoto. Altra mia passione nel tempo libero è la produzione di birra artigianale… molto apprezzata, devo dire, dagli amici! 

Un pregio e un difetto?

Dal punto di vista professionale, il pregio che mi viene riconosciuto dalla maggior parte dei pazienti è la bassa invasività che riesco a dare ai miei interventi: da sempre ho grande attenzione nel provocare minor dolore o fastidio possibili, nell’essere meno invasivo possibile a livello chirurgico, sempre nell’ottica di un risultato ottimale. Negli ultimi 15 anni questo aspetto ha guidato sempre più la chirurgia, ma devo dire che io sono stato un po’ un antesignano su questa strada! Infatti fin dagli anni ’80 ho sempre avuto “fisso in testa” questo obiettivo: una linea, quella della micro-invasività, che negli anni 2000 ha preso sempre più piede grazie anche alla chirurgia guidata.

Aggiungo che 5 anni fa ho seguito un corso di ansiolisi, per cui oggi mi dedico molto a questa branca, attraverso metodiche che vanno dall’utilizzo dell’ipnosi alla sedazione mediante farmaci per via orale o endovenosa. 

Per quanto riguarda il mio carattere, un pregio credo sia la grande capacità comunicativa: mi pongo sempre verso gli altri senza nessun tipo di pregiudizi o preclusioni, con totale apertura verso tutti. Questo a volte mi ha creato problemi, perché mi ha portato a fidarmi di alcune persone con cui non avrei dovuto… 

Un difetto? Ho sempre bisogno di persone con cui lavorare, che riescano a darmi stimoli… non credo sarei stato in grado di gestire uno studio da solo. Questo da un certo punto di vista è un limite, ma c’è da dire che quando entro in un team in cui sono stimolato e spronato può diventare un punto di forza, proprio perché sono predisposto a collaborare! 

La cosa più bella di questo lavoro è riuscire a cambiare in meglio la vita di una persona…

Cosa apprezza e cosa non sopporta negli altri…

Apprezzo sostanzialmente il loro stato di benessere, mi piacciono le persone solari, sorridenti, simpatiche. Non sopporto invece chi ha un approccio diffidente, prevenuto, chiuso… proprio perché io sono agli antipodi! Se è una diffidenza che nasce dalla paura posso capirla e si può superare, ma se invece è un atteggiamento che fa parte del carattere, proprio non riesco a sopportarlo.

Vuole lasciare un messaggio ai pazienti?

Ne lascerei… tre! Il primo messaggio è che devono pensare che la scelta che ho fatto è stata per rilanciarmi, rimettermi in gioco, proprio perché mi consentirà di fare il mio lavoro nel modo migliore possibile per altri anni, con nuovi stimoli.

Il secondo è che qui troveranno un struttura e degli specialisti che li tratteranno al meglio, con tante nuove professionalità che, sono convinto, faranno cambiare l’atteggiamento dei pazienti stessi verso la salute. Infine vorrei rassicurarli: qui non si troveranno “spaesati”, ci saranno sempre i loro medici, ma pian piano conosceranno e apprezzeranno tutti gli altri e avranno così ancor più riferimenti per il loro benessere.

 

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