Osteopatia & consigli per i piccoli, la nuova rubrica di Clinica Ezio Costa con Daniele Faccincani – 6 Maggio 2020

Spesso arrivano da me in Clinica bambini con un appoggio asimmetrico del piede durante la camminata o un lieve impaccio nel camminare, nella corsa o nel salto, oppure con un sospetto di piede piatto. Mamme e papà mi chiedono inoltre indicazioni su quale sia il tipo di scarpa più adeguata per il bambino.

Vediamo allora perché, per il corretto sviluppo del piede del bambino e per prevenire problematiche, è importante scegliere una scarpa con caratteristiche precise.

Nel neonato il piede è fisiologicamente piatto, perché ha una funzione esclusivamente sensoriale (deve dare al cervello informazioni di tipo termico, tattile, cinestesico e pressorio, che servono a organizzare il sistema nervoso per prepararlo alla seconda fase, ovvero quella del movimento).

Col progredire delle tappe motorie e il raggiungimento della posizione eretta verso i 10-12 mesi, poi il cammino (12-18) e la corsa (24-36), la funzione motoria integra sempre più quella sensoriale permettendo l’esecuzione di gesti motori sempre più complessi.

Per raggiungere queste abilità, il piede deve poter “sentire” e il modo migliore è far camminare il bambino scalzo: come dico sempre le scarpe migliori sono le “non scarpe”, quindi il consiglio è di ritardarne il più possibile l’uso. Il piede infatti per svilupparsi ha bisogno delle stimolazioni più varie, da superfici e materiali diversi (dal pavimento a cuscini o coperte, fino ad elementi naturali come sabbia, erba, terra, sassi). La scarpa serve essenzialmente a proteggere il piede quando incontra superfici dure e rigide e innaturali come asfalto o cemento.

Se la scarpa non è adeguata il piede riceve informazioni “scorrette” a cui tutto il corpo si deve adattare: questo non va bene, in ottica del raggiungimento di un buon sviluppo posturale e di una buona coordinazione motoria. Con scarpe troppo grandi o mal costruite, il piede deve adeguare il passo a queste caratteristiche, con conseguenti contrazioni muscolari e angolazioni articolari non coerenti con il normale ciclo del passo.

Venendo alle caratteristiche da considerare prima della scelta di una scarpina: partendo dai presupposti che sia nuova e della giusta misura, la prima cosa da osservare è la suola, che dev’essere flessibile (evitiamo il tipo “carro armato”) perché il piede deve avere la possibilità di sentire le asperità del terreno e l’avampiede non deve faticare troppo in fase di propulsione del passo.

Secondo aspetto da considerare è la punta: dev’essere larga, perché l’avampiede non sia “costretto” ma libero di adattarsi al terreno e per consentire il tipico movimento “a ventaglio” delle dita nella fase di propulsione.

Riguardo al tallone, deve essere rinforzato perché il contatto con superfici rigide come l’asfalto crea un’eccessiva pronazione del piede, impedendo una corretta attivazione dei muscoli di gamba e piede che formano la volta plantare.

Passando alla parte centrale (tomaia), scegliamola del tipo “fasciante”: deve aderire bene al corpo del piede per non affaticarlo eccessivamente. Infine scegliamo una scarpa che termini sotto i malleoli (meglio evitare gli stivaletti), per consentire alla caviglia di muoversi liberamente e di “allenarsi” a movimenti più stressanti, tipo i salti, scongiurando così rischi di infortunio in futuro.

Ora facciamo un piccolo focus sul piede piatto, uno dei motivi più frequenti di consulto pediatrico a livello muscolo-scheletrico. È un problema non ancora perfettamente chiarito dalla letteratura medico-scientifica, ma è riconosciuto come un’adeguata stimolazione del piede nella prima infanzia e un controllo dei fattori di rischio ne prevengano l’instaurarsi.

Consideriamo che la volta plantare inizia il suo sviluppo verso i 3 anni, di solito intorno ai 6 si ha una discreta curva del piede che si completa attorno 10-12 (in armonia con le curve di colonna e dentizione).

Se è vero che una diagnosi definitiva dello specialista si fa intorno 10 anni, una valutazione funzionale accurata si può fare già tra i 4 e i 6, mentre alcuni fattori di rischio si possono individuare ancora prima: è importante quindi controllare il progressivo sviluppo delle curve del piede dalla prima infanzia, per poter avere maggior margine di intervento e riuscire a “prevenire invece che curare”.

Ecco i principali parametri da valutare: 

Anche mamma e papà possono controllare questi fattori, fin dai primi anni del bambino: in caso di sospetti, meglio procedere con la valutazione dello specialista.

  • Età del bambino.
  • Presenza di altre anomalie nella curvatura della colonna o degli arti inferiori.
  • Stile di vita sedentario o attivo.
  • Eventuale sovrappeso.
  • Familiarità.
  • Lassità legamentose nel bambino o nella famiglia.
  • Retrazioni miofasciali o tendinee.
  • Restrizioni articolari della mobilità dei piedi.
  • Altri eventuali sintomi (dolore, ma anche precoce affaticamento nel cammino).
  • Viene valutata anche l’abilità motoria del bambino, ad es. la capacità di svolgere esercizi di equilibrio come il cammino in linea.

In sintesi

  • Lo sviluppo del piede è correlato a quello della postura e delle abilità motorie.
  • Perché il piede possa svilupparsi correttamente deve poter “sentire”: quindi mettere scarpe il più tardi possibile e sceglierle con caratteristiche precise; compensare lasciando il bambino il più a lungo possibile scalzo su superfici varie che possano dare stimoli diversi.
  • Consigli per la scelta: suola flessibile, punta larga, tallone rinforzato, tomaia fasciante, no stivaletti.
  • È fondamentale che le scarpe siano nuove e di taglia corretta (ideale 5-7 mm più lunga del piede; ci sono tanti modi anche su internet per una misurazione precisa).
  • Meglio scegliere materiali traspiranti perché il sudore fa scivolare il piede, costringendo posizione e postura ad adeguarsi continuamente a micro-scivolamenti.
  • Ultimo consiglio: tenere un paio di scarpe “alternative” carine (con glitter, personaggi dei cartoni o favole), perché per lo sviluppo psicomotorio del bambino è altrettanto importante che in qualche occasione… si senta un po’ speciale!
  • Riguardo il piede piatto, senza allarmismi teniamo d’occhio il bambino ed eventualmente chiediamo consiglio allo specialista: meglio prevenire che curare!

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